Il 2008.
Anno bisesto, anno funesto.
Si dice.
Per me un po’ lo è stato, anche molto se vogliamo.
Ma lo è stato perché mentre soffrivo non capivo che "la morte" delle abitudini inutili, delle futili illusioni, può esser dolorosa, può spaccare il cuore (spara, spara, spara Amore) ma è la strada, l’unica, che porta alla vita.
E allora sì: è vero.
Per me il 2008 è stato chiudermi in me stessa.
Riconquistare tutto, anche le parole. E inziare ritrovando quelle più scure, quelle meno illuminate.
Quest’anno è stato non volermi bene, e fin qui, c’eravamo già, ma è stato perfino il volermi male.
Il cercare di distruggere la mia bellezza esteriore eppure non riuscirci, non perché io sia eccessivamente bella quanto piuttosto perché quella non esiste.
E questo, quando oramai la mia opera di distruzione era comletata e golosa ne guardavo i risultati compiacendomi del gonfiore del viso, trastullandomi nel vedere i piedi non più sottili come pesci di acqua dolce, mi era reso chiaro da voci di passanti: "Lo sapete che siete bellissima?" "Sì proprio…" "Voi siete bella come nessuno mai, e sarete bella sempre"
L’anno che sta passando è stato pure rialzare la testa timidamente, tra le macerie di una Gomorra che non era mai esistita (non era la Gerusalemme divina, ma forse era comunque una gran bella città), mettersi l’elmetto da manovalante e dire: "un piccolo muricciolo qui forse lo possiam mettere, ma sì rimbocchiamoci le maniche".
E poi… e poi è stato il bacio del principe ad Aurora. Ma il mio principe era anche il Coniglio Bianco e quindi è corso via e poi è tornato. "Abbi cura di te. Abbi cura di te" (Addio?!) e un libro, perché niente è come sembra e tutto lo è.
E dopo di lui la corsa; ma la corsa per chi ricorda il giù e non crede nell’unica persona in cui deve credere (se stesso) è il simbolo del baratro.
E allora le paure.
E allora forse il baratro quello vero me lo stavo creando io… ma poi ecco che gli angeli ci sono.
Anche quelli che lo fanno per professione.
Tutti sono indispensabili, non utili.
Di qui la consapevolezza del non sapere ma del sapere di non farlo.
E allora una strada.
Perché quello che conta non è il quid sed quomodo.
E su questa strada io ci cammino.
Cosa mi aspetta.
Who knows it and who cares.
Del diman non v’è certezza.
Ora ho un nuovo sogno cangiante.
Una cugina.
Un’amica "sobria".
Tutto quello che già avevo prima, e a ben vedere non era poco.
Le nuove scoperte.
L’obbligo di perfezionare la mia scrittura per le oltre 3200 persone che in poco più di due mesi mi stanno seguendo.
E, ultimo viene il corvo…
una bella persona, una larva che è alla terza generazione, forse è già una crisalide (grazie al mio agrimensore con velleità da entomologo), una stupida guascona, quella che un bimbo ha chiamato "la principessa Sissi".
Anno bisesto, anno funesto.
Si dice.
Per me un po’ lo è stato, anche molto se vogliamo.
Ma lo è stato perché mentre soffrivo non capivo che "la morte" delle abitudini inutili, delle futili illusioni, può esser dolorosa, può spaccare il cuore (spara, spara, spara Amore) ma è la strada, l’unica, che porta alla vita.
E allora sì: è vero.
Per me il 2008 è stato chiudermi in me stessa.
Riconquistare tutto, anche le parole. E inziare ritrovando quelle più scure, quelle meno illuminate.
Quest’anno è stato non volermi bene, e fin qui, c’eravamo già, ma è stato perfino il volermi male.
Il cercare di distruggere la mia bellezza esteriore eppure non riuscirci, non perché io sia eccessivamente bella quanto piuttosto perché quella non esiste.
E questo, quando oramai la mia opera di distruzione era comletata e golosa ne guardavo i risultati compiacendomi del gonfiore del viso, trastullandomi nel vedere i piedi non più sottili come pesci di acqua dolce, mi era reso chiaro da voci di passanti: "Lo sapete che siete bellissima?" "Sì proprio…" "Voi siete bella come nessuno mai, e sarete bella sempre"
L’anno che sta passando è stato pure rialzare la testa timidamente, tra le macerie di una Gomorra che non era mai esistita (non era la Gerusalemme divina, ma forse era comunque una gran bella città), mettersi l’elmetto da manovalante e dire: "un piccolo muricciolo qui forse lo possiam mettere, ma sì rimbocchiamoci le maniche".
E poi… e poi è stato il bacio del principe ad Aurora. Ma il mio principe era anche il Coniglio Bianco e quindi è corso via e poi è tornato. "Abbi cura di te. Abbi cura di te" (Addio?!) e un libro, perché niente è come sembra e tutto lo è.
E dopo di lui la corsa; ma la corsa per chi ricorda il giù e non crede nell’unica persona in cui deve credere (se stesso) è il simbolo del baratro.
E allora le paure.
E allora forse il baratro quello vero me lo stavo creando io… ma poi ecco che gli angeli ci sono.
Anche quelli che lo fanno per professione.
Tutti sono indispensabili, non utili.
Di qui la consapevolezza del non sapere ma del sapere di non farlo.
E allora una strada.
Perché quello che conta non è il quid sed quomodo.
E su questa strada io ci cammino.
Cosa mi aspetta.
Who knows it and who cares.
Del diman non v’è certezza.
Ora ho un nuovo sogno cangiante.
Una cugina.
Un’amica "sobria".
Tutto quello che già avevo prima, e a ben vedere non era poco.
Le nuove scoperte.
L’obbligo di perfezionare la mia scrittura per le oltre 3200 persone che in poco più di due mesi mi stanno seguendo.
E, ultimo viene il corvo…
una bella persona, una larva che è alla terza generazione, forse è già una crisalide (grazie al mio agrimensore con velleità da entomologo), una stupida guascona, quella che un bimbo ha chiamato "la principessa Sissi".
If happy little bluebirds fly beyond the rainbow, why, oh why,
Can’t I?
Can’t I?
ed infatti da qualche mese: I believe I can fly.