L’ideatrice, autrice e conduttrice di "Report" – uno tra i più efficaci programmi giornalistici della misera televisione generalista italiana (anzi, probabilmente il miglior programma giornalistico italiano) – e la sua redazione resteranno senza la protezione legale della rete.
Ciò significa che se qualcuno, punto nel vivo dai servizi, deciderà di far loro causa, i giornalisti dovranno sostenere gli effetti e i costi dell’azione legale in proprio senza, come abitualmente capita in questi casi, l’assistenza legale dell’editore (in questo caso la RAI).
Un modo sottile e codardo per togliere ai giornalisti la voce: il costo emotivo, fisico, in termini di tempo e soprattutto economico di cause del genere può esser altissimo, quale giornalista può compiere il proprio lavoro al 100% sapendo di essere lasciato completamente solo?
Questa scelta è tanto più indecorosa ed immotivata, se si presta mente a come, oltre al colpire un ottimo prodotto come quello realizzato dalla Gabanelli e dalla sua equipe, vada a levare tutela ad un programma che, quando è stato tacciato di scorretteze e a vario titolo querelato, è sempre risultato vittorioso contro le pretese altrui, non influendo, quindi, affatto, sulle spese aziendali, almeno in tal senso.
Sulle condizioni della terza rete della RAI segnalo il bell’articolo di Aldo Grazzo (ok, ok Grasso: update grazie al mio virtu-scrittore preferito) apparso su "Il Corriere" sabato 5 settembre nella sezione spettacoli.
Leggetelo (che se ora fossi una brava blogger metterei un link che non mi rimandasse in continuazione alla homepage del corrierone, ma, come dire… impossibilia nemo tenetur) e ditemi se, anche voi, provate una certa inquietudine.
Ciò significa che se qualcuno, punto nel vivo dai servizi, deciderà di far loro causa, i giornalisti dovranno sostenere gli effetti e i costi dell’azione legale in proprio senza, come abitualmente capita in questi casi, l’assistenza legale dell’editore (in questo caso la RAI).
Un modo sottile e codardo per togliere ai giornalisti la voce: il costo emotivo, fisico, in termini di tempo e soprattutto economico di cause del genere può esser altissimo, quale giornalista può compiere il proprio lavoro al 100% sapendo di essere lasciato completamente solo?
Questa scelta è tanto più indecorosa ed immotivata, se si presta mente a come, oltre al colpire un ottimo prodotto come quello realizzato dalla Gabanelli e dalla sua equipe, vada a levare tutela ad un programma che, quando è stato tacciato di scorretteze e a vario titolo querelato, è sempre risultato vittorioso contro le pretese altrui, non influendo, quindi, affatto, sulle spese aziendali, almeno in tal senso.
Sulle condizioni della terza rete della RAI segnalo il bell’articolo di Aldo Grazzo (ok, ok Grasso: update grazie al mio virtu-scrittore preferito) apparso su "Il Corriere" sabato 5 settembre nella sezione spettacoli.
Leggetelo (che se ora fossi una brava blogger metterei un link che non mi rimandasse in continuazione alla homepage del corrierone, ma, come dire… impossibilia nemo tenetur) e ditemi se, anche voi, provate una certa inquietudine.
Articolo trovato subito, anche senza link!
Sono rimasta senza parole: a quanto pare in Italia si cerca di estirpare anziché l’erbaccia (la stragrande maggioranza delle trasmissioni), quella manciata di piantine sane che ancora si salvavano. Speriamo ci lascino in pace i blog, ma comincio a nutrire seri dubbi…
Un saluto e a presto,
ElisinoB
grasso e non grazzo, ma a parte questo concordo. La Gabanelli poi non è nemmeno iscritta all’albo dei giornalisti e questo la rende ai miei occhi ancora più giornalista di tanti feltrifedebelpietrovespaculo di turno che passano la vita a rovinare una categoria, quella del giornalista, che dovrebbe dare delle notizie, e non fare propaganda politica. Uno schifo totale, un Paese che vive in una democratura come dice Travaglio, dove uno psiconano si permette di chiedere 2 milioni di euri di danno all’Unità e anche a La Repubblica. Al tempo del fascismo questo era normale. E i nostri zerbini giornalisti non fanno nulla, ahimè la mia categoria, pur di portare a casa stipendi onerosi, si mettono a 90 e scrivono quello che devono scrivere. concludo con questa frase tratta da Quarto Potere di Orson Welles, “Io sono un’autorità su come far pensare le persone”. come diceva Totò….e ho detto tutto.
ciao Ego..è una cosa vergognosa e molto pericolosa…specie da una tv di stato (e anche un po mia 105 euro all’anno)..ma sarà possibile che in tutta europa si rendono conto di come siamo messi…e noi guardiamo Uomini e donne e i vari reality e siamo anche contenti..ha ragione ElisinoB..i prossimi siamo noi..sorry siete voi??? ihihhih firmato Anonimo hahahaaha (anche se da ridere c’è veramente poco..ciao blogstar
@ElisinoB: meno male che i miei lettori sono un po’ più destri della padrona di casa. Purtroppo nell’ultimo anno, cioè da quando bloggo, ho sentito sempre ipotesi peggiori sul futuro dei blog. La libertà fa paura.
@Fra: ahahahah e vabbé dettagli!
Chissà Totò che battute farebbe oggi… ce ne sarebbero di dire cose. Cmq commento amaro il tuo, ma condivisibilissimo.
@Pier: oddio con f.to anonimo mi hai fatto ridere. Perché noi siamo così anime consapevoli ma lievi. Baci
ecco!!! per la Gabanelli mi spiace: il suo report mia piaceva e spero presto tutto si sgonfi e cada questa velata minacciosa notizia di radioscarpa blocca trasmissione.
Ciao
@raccontatore: siamo proprio sotto al cielo, mi sa…