Questo che vi propongo di seguito è il racconto che ho presentato al contest organizzato dal gruppo di aNobii "Il tempio dei libri", sfida della quale vi avevo parlato già qui.
Con un limite di 1.500 battute, bisognava scrivere un racconto partendo da questa immagine (l'opera "La strada entra nella casa" del pittore futurista Boccioni). Il mio è intitolato "l'attesa del ritorno" e, nonostante, una buona concorrenza il mio racconto è piaciuto di più!
Spero piaccia anche a voi…
Consiglio comunque di tenere sott'occhio il sito dei contest di questo lieto gruppo di mattacchioni, per partecipare come concorrenti, per votare, o, semplicemente, per tenerci d'occhio!
L'attesa del ritorno.
“Dove sei, dove sei, bambino mio?”
La sua voce é flebile ma angosciata, le braccia poggiate sulla balaustra dello stretto terrazzino, lo sguardo febbrile lanciato verso la strada, lungo la strada, nella strada.
“Dove sei andato a finire? Sei forse lì tra gli altri su quelle scale? Corri con i tuoi amici dietro quel palazzo? Ti ho sempre detto di rimanere qui, dove ti posso vedere…”
Il suo sguardo per un attimo incrocia quello di una vicina, la vicina le sorride e lei di rimando.
“Aspetto mio figlio, sa…”.
Gli occhi dell’altra indugiano un momento e poi sorride ancora, la saluta, rientra in casa.
“Forse il suo di figlio è tornato, è già a casa, al sicuro.”
Questa volta non è più che un pensiero. Quelle parole preferisce non pronunciarle, per non renderle più vere, mentre si sistema un ciuffo inesorabilmente bianco sfuggitole dalla crocchia. Ma le spalle adesso sono impercettibilmente più curve.
È un attimo, solo un attimo, e le pare di conoscere una verità insopportabile: le ginocchia le tremano, le braccia sulla ringhiera di ferro battuto sono l’unico, l’ultimo, sostegno.
Ma poi il miracolo, quello che succede ogni giorno, allo stesso orario: ecco suo figlio, il suo piccolino, correre verso il portone.
La vecchia sospira, lo vede avvicinarsi e poi scomparire: “Corre come vola un aliante, è già nel portone.”
Alle sue spalle, su di un cassettone al centro della stanza, tre foto oramai sbiadite dagli anni, dalle lacrime. Un bambino di sei anni o poco più che corre nella strada.