E questo lo sapevamo già.
Lo dimostra: l'assoluta totalità delle mie frequentazioni sentimental-catastrofico-amorose; un'incresciosa tendenza ad attirare l'amore e/o l'odio sconfinato di personaggi borderline amboessi (astenersi perditempo); un 50% delle mie più vecchie amicizie (soggetti rinvenibili solo nei peggior bar di Caracas, I swear); la capacità assoluta di catapultarmi in situazioni insostenibili, insopportabili, inauspicabili.
A questo si aggiunga, ad libitum, il fatto che a) sono la fatina degli osti della malora, b) sono la madrina dei tassisti di Napoli.
La candidata si soffermerà oggi specificatamente sul punto b).
È già tristemente noto che Ego non ha la patente, pertanto, stante la mia terrificante pigrizia, può essere largamente deducibile che io spesso indulga nella rassicurante pratica di donare i miei soldi (copiosamente) al servizio taxi.
Se a questo associamo la probabile pazzia di un soggetto costretto 8 ore al giorno alla guida nella mia suggestiva city, e, last but not least, la mia comprovata follia, si ottiene un cocktail "interessante".
E così capita spessissimo che mi imbatta in tassisti noti che, oramai, seguono le mie interessanti evoluzioni di look (al momento sono castana con flash biondo dorati e taglio corto high level – thanks to Faustissimo) e le non meno coinvolgenti follie socio-comportamentali, grazie alla mia simpatica abitudine di parlare al cell in taxi.
I più si ricordano di me, e, ciò che preoccupa di più, dei miei cazzi.
E, sia detto, io mi ricordo di loro, complici mille discorsi sul filo del paradosso: si va da quello che vuole consulenze legali avendoti prelevato in tribunale (e qui il paradosso risiede nella circostanza che le chieda a me); a quello che perniciosamente chiede perché non sia ANCORA fidanzata, magari dicendo "vabbé, tanto è giovane" e poi quando mi chiedono l'età, saputala, tacciono e abbassano gli occhi; al tassista che si ricorda che canto e allora cantiamo tutti insieme appassionatamente (ecco io canterei a bassa voce, poi loro sentono – perché son più d'uno – e mi invitano ad alzare la voce… non é che sono del tutto fuori zucca), la cosa bella di questa fase è che con ognuno ho un repertorio – con uno solo canzoni tradizionali, con un altro musical, con un altro ancora cose anni '50… -; poi c'è il "taxi dell'amore" che è una roba che, vi giuro, avrei voluto inventare io, ma è la pura verità, c'è un taxi che si chiama "taxi dell'amore", ma lì la cosa è poco divertente perché il tipo è simpatico e basta e non vagola nella più assurda paranoia; né sono da sottovalutare quelli che ti raccontano tutta la vita loro, dei figli, dei nipoti, del cugino del cognato e della nonna in carriola, tanto per.
Si potrebbe dire, quindi, che sono pronta al peggio quando quotiens salgo su una bella vettura bianca.
Ma, e ancora qui si manifesti tutta la mia ingenuità, la verità è che non cesso mai di sorprendermi.
Luogo: piazza Santa Caterina
Dramatis personae: Ego, SuperMog, un tassista all'apparenza innocuo.
La bella Ego si fionda sconvolta dal caldo e da una giornata equamente divisa tra tribunale e shopping in un taxi, trascinandosi due paia di scarpe da battona (ops, voglio dire seducenti), mazzette di giornali, busta di "La Feltrinelli" contenente n libri (e così siamo a quota €200,00 in libri solo per il mese di settembre) ed un moguri con gli occhi a pampineddra.
Lui, il tassista, parte cauto: domande di rito, qualche considerazione sul caldo e il mal tempo, lamentazioni sul traffico.
SuperMog e la diletta figlia scambiano chiacchiere amabili quand'ecco che il tassista si trasforma: non più mero guidatore ma assatanato lettore e amante della cultura.
Fin qui tutto bene, anche se insomma interromperci centoventi volte non so…
Il problema è sopraggiunto quando citando i primi versi di "San Martino" di Carducci l'ottimo uomo mi abbia indotto a completarne la declamazione, ingiungendomi, di poi a SCRIVERGLIELA INTEGRALMENTE.
Non pago (io, ovviamente, mi sono prestata, chetelodicoaffà), all'atto della lettura si è lamentato della mia grafia e l'ha riscritta lui, mentre guidava, off course, anche se ad un certo punto ha anche accostato per scrivere meglio.
Dein ne ha iniziato fiero la declamazione, tendendo il testo avanti a sé e guidando a tre all'ora…
Dopo essersi lanciato in colte citazioni di Metastasio, domande a trabocchetto su Dante e la Divina Commedia, perifrasi e parafrasi (di e su) Socrate e Marx, ci ha finalmente lasciate a casa, provate ed attonite.
"Deh, proprio perché voi siete il Sire son cinquemila lire è un prezzo di favor" …
ohh e' bello leggere i suoi racconti… signora calamita di pazzerielli ;O)
siamo qui per servire il "lettore"!!!;-)
hahahaah sei troppo uno spattacolo;-) ciao castana con flash biondo dorato..Pier
Bacissimiiiiiiiiiiiii!!!smack smack smack