Ieri pomeriggio, con ben sei anni di ritardo, ho visto il controverso film di Oliver Hirschbiegel, "La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler".
La pellicola del 2005, interpretata da un magistrale Bruno Ganz nei panni di Aldolf Hitler, racconta gli ultimi drammatici giorni del dittatore tedesco nel bunker della Cancelleria.
Inseguo questo film da quando è uscito.
Credo di averne già parlato: soffro una tremenda fascinazione per il nazismo; ne ho un orrore e, contemporaneamente, una curiosità notevoli; sono presa da una considerevole sete di conoscenza nei confronti di questo terribile argomento.
Eppure, pur interessandomi molto tanto l'argomento, quanto, in particolare, il film, non ero riuscita a vederlo.
Ieri, finalmente ce l'ho fatta ma devo dire di averlo trovato piuttosto differente da quello che mi aspettavo.
Direi quasi che, in un certo senso, mi abbia delusa.
Cionondimeno "La caduta" presenta anche molti punti di forza.
In primo luogo va tributato un enorme plauso al mirabile Ganz, incresciosamente identico ad Hitler, capace di tradurre le assurde contraddizioni di un personaggio sull'orlo del più atroce baratro; ma, più in generale, all'intero cast, tutto composto da attori tedeschi.
Il film – che racconta gli ultimi giorni di vita di Hitler e le ultime tremende ore di una Berlino assediata dai sovietici, prima della definitiva capitolazione del 7 maggio 1945 – tratteggia, oltre alla figura di Hitler, numerosi personaggi che vivevano all'interno del bunker della Cancelleria, restituendo l'immagine di una gerarchia nazista allo sbando, divisi tra esaltati dal nazismo e sfiduciati dallo stesso e da un Fuhrer, dipinto come completamente staccato dalla realtà.
Il film, soprattutto, ci racconta due figure di donne aggiaccianti: Eva Braun (interpretata da Juliane Kohler ) e Martha Goebbels (l'attrice Corinna Harfuoch), ugualmente, dal mio punto di vista, inintellegibili: l'una persa in un amore sordo, cieco, chiuso a qualsiasi forma di visione critica nei confronti dell'oggetto del proprio affetto, l'altra ancor più traviata da una devozione totale che la spinge a commettere un estremo atto contro natura, quello di uccidere i suoi figli per l'orrore di farli sopravvivere in un mondo in cui gli ideali del nazismo fossero scomparsi.
La cronaca di quelle ultime convulse settimane nasce dai ricordi di una delle più giovani segretarie del dittatore, Traudl Junge, la quale rimase nel bunker sino al suicidio dello stesso.
Traudl Junge aveva solo ventidue anni quando iniziò a lavorare per Hitler e venticinque quando, una volta morto il Fuhrer, scappò da Berlino.
La Junge già nel 1946 consegnò alla scrittura le sue memorie, che, però, furono edite solo nel 2000, tradotte anche in Italia con il titolo di "Fino all'ultima ora". Da queste memorie, così come in altre interviste, emerge l'incredibile distanza che questa ragazza, pure così vicina al cuore del nazismo, asserisce di aver avuto dai suoi meccanismi più contorti, anomali, bestiali, tra cui lo stesso sterminio degli ebrei.
Altra anomalia che mi ha sempre sconvolta: a sentire la maggior parte dei tedeschi, anche i più ferventi nazisti (e questo non parrebbe essere il caso della Junge che dichiara di non essere mai stata neanche iscritta al partito), la quasi totalità della popolazione ignorava la realtà dei campi di sterminio.
In quest'ottica è molto interessante il documentario realizzato da Othmar Schmiderer, una lunga conversazione con Traudl Junge dal titolo "L'angolo buio. La segretaria di Hitler (Im toten Winkel)", interamente disponibile su Youtube.
Incorporo, in particolare, la parte in cui la Junge parla dell'attentato al Fuhrer e della reazione di Hitler allo stesso.
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Ho trovato, infatti, piuttosto sintomatica la circostanza che il dittatore abbia considerato tale attentato e la sua sopravvivenza allo stesso una prova definitiva della sua necessaria vittoria e supremazia.
Consigliando la visione integrale de "L'angolo buio", devo però ammettere che la visione de "La caduta" mi abbia lasciato piuttosto perplessa, non aiutandomi nella comprensione di quello che cerco di capire.
In definitiva come sia stato possibile, come possa essere successo, che un'intera nazione – e anche oltre, la nostra stessa Italia – sia caduta in un delirio così grande, così abominevole, né come una persona singola abbia potuto avere tanto ascendente su folle oceaniche.
Forse sperare di trovare in un semplice film il bandolo di una simile matassa è stato da parte mia ingenuo.
Eppure la mia angoscia più grande è proprio capire, intuire, perché tutto ciò non accada mai più.
"La caduta", in tale prospettiva, è un film che poco mi ha giovato.
Dal punto di vista strettamente cinematografico rimane un film valido, ben diretto, ben recitato, soprattutto dalla rosa dei protagonisti. Ma se dovessi dire che riesce a toccare corde profonde, ecco mentirei.
Ho trovato molto più vibranti le parole della viva voce della Junge che, per altro, brevemente appare anche all'inizio e alla fine della pellicola.
E come se l'asciutta verità riuscisse, paradossalmente, ad essere più scioccante e più avvincente della ricostruzione cinematografica.
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Meta
un dato che forse ti può essere d'aiuto almeno per l'Itelia ,informati delle figura di Giovanni preziosi ,fu il massimo teorico dell'epoca della teoria della razza , molto spesso dimenticata dagli stessi italiani e con lui le 20.000 waffen ss ciao.
In effetti di Preziosi temo di non sapere nulla, cercherò di informarmi.
Grazie mille per la dritta.
Un bacio