... ma fammi stare a Milanoooooooooo a casa della mia Nuvola sui Navigli ed io sarò salvata.
Sì, ragazzi miei, sì – si può scrivere Topoloni da un MacBook Pro, o piange Steve Jobs?! -: la mia felicità poteva essere più completa?
Sono a Milano, la città che io amo; sono venuta dalla mia Nuvola perché il mio stress non aveva limite, era fuori discussione; già in sole 12 ore e meno ne ho fatte di ogni, compreso un viaggio divertenterrimo con un architetto 5oenne assurdo, milanese e dell'Engadina che ne sapeva di ogni (Vi dico solo che ad un certo punto fingeva di usare un quadernino da lui fatto con fogli di carta come se fosse un iPad); ho stretto forte forte la mia Nuvola, ok qst l'ho pensato, più che altro, mica la puoi abbracciare la Nuvola che scherziamo, cos'è tutta questa prossenetica da cameriere…; ho fatto un aperitivo lisergico con la Cami, dolcissima ragazza bella, bella, bella che in sole tre ore a contatto con la cara Tigrotta è diventata una macchina da guerra.
Cosa volere di più se non un proverbiale lucano? Che poi sta roba qui mica l'ho capita mai, capirei un brasiliano, un cubano, un banchiere svizzero, ma un lucano proprio…
Comunque sì, potevo volere di più e l'ho avuto: ora, beh ora, sto scrivendo il mio primo post da un Mac.
Se morissi oggi, probabilmente morrei felice.
Però, no. Lo devo ammettere e lo faccio.
Non sono degna del Mac, no, non lo sono affatto.
Ieri sera, ok era tardi, ok mi ero svegliata alle 8, ok come sempre fino alle 15 – ora della partenza avevo mangiato pane e veleno -, ok avevamo bevuto birra artigianale e bretone come se non ci fosse un domani e poi un tuborg del caz, augurandoci che non ci fosse un domani, ma… ho tentato di aprire per buoni 3 minuti il Mac dal lato della cerniera.
Il Mac, il famoso, il meraviglioso portatile che si apre con un dito.
La Nuvola è tornata in cucina, non ha detto una parola, mi ha solo guardato schifata, l'ha aperto ed ha detto: "Ora, però, non lo rompere." .
Steve, perdonami perché ho molto peccato.