Angelo Petrella ha 34 anni e tre libri pubblicati.
Ha da poco concluso l’elaborazione del suo quarto libro, adesso in fase di “correzione”.
Angelo Petrella è napoletano e pubblica con Garzanti.
Niente male, direi.
Se aggiungiamo che sulla copertina de “La città perfetta”, si legge un lancio di Antonio D’Orrico – il temibile critico letterario di Sette, il settimanale del Corsera – che recita così “un thriller vero, montato con sapienza, tutto cose e azione“, Vi sarà oramai chiaro, Topoloni belli, che non parliamo né di pizza né, tantomeno, di fichi.
Angelo Petrella, napoletano, è un piccolo numero uno, quello che verrebbe chiamato un astro nascente della narrativa nazionale, se la formula non fosse ormai tanto abusata, da non significare più niente.
“La città perfetta”, cui allude il titolo del volume, è, chiaramente, Napoli.
Una Napoli descritta attraverso uno snodarsi di eventi, racconti, umane vicende, in quel pugno di anni che va dal 1988 al 1993, a ridosso tra la Napoli mangiata dalla camorra e gli esordi della Napoli della rinascita bassoliniana.
“La città perfetta” è un’alchimia imperfetta di tre voci narranti, tre personaggi incredibili e distantissimi che per una serie di assurdi crossover si incontrano e si scontrano, determinando l’uno l’altrui destino.
Tre, infatti, sono le voci narranti di questo noir non noir, di questo thriller non thriller: Chimicone, inizialmente studente del liceo, appassionato di politica, piccolo “lottatore sociale” in erba; l’Americano, poliziotto invischiato dalla morte del suo compagno Gomez in una serie di giri sospesi tra i servizi segreti e la criminalità e Sanguetta, figlio dei quartieri popolari, quelli in cui la camorra sembra quasi essere una scelta obbligata per tirare a campare.
E così il romanzo si snoda attraverso i tre diversi registri di “conversazione” dei personaggi principali; tra gli slang e gli ossessivi modi di dire di Chimicone, la disperata saggezza di Sanguetta, ragazzo dall’adolescenza stuprata, la rabbia e l’arroganza dell’Americano, Digos pronto a tutto.
Il tutto condito da frasi di canzoni, ideale soundtrack delle scene principali della storia, pensata quasi come se fosse una sceneggiatura.
E non è un caso, forse, che dal libro e con l’aiuto dello stesso Petrella, sia nata un’omonima piece teatrale, storia dell’ascesa criminale di uno dei personaggi principali.
Eppure “La città perfetta” è anche più di questo: è un continuo inciso di eventi della storia con la esse maiuscola, per mezzo di quella cronaca che fa da interpunto tra le pagine del volume; è una spettacolare galleria di personaggi così dolentemente italiani da essere rinvenibili in ogni angolo di strada; è il racconto senza compiacimento della caduta di più di un’anima; è la percezione dolorosa che alcune volte siano più le circostanze a fare l’uomo che l’uomo le circostanze.
“La città perfetta” è un libro di oltre 500 pagine che crea quella strana sensazione che spesso regalano i libri che ami: vuoi proprio sapere come vadano a finire e vuoi che non finiscano mai; vorresti gridare ai personaggi di fare la cosa giusta, se la cosa giusta poi esiste; vorresti gridare a te stesso di non cadere mai in quel cupio dissolvi che può diventare la vita se il destino, il vento, le umane miserie ti spingono dove non saresti mai dovuto andare.
Massimo rispetto ad Angelo Petrella.
La città perfetta – Angelo Petrella. Terza edizione Garzanti Eefanti Bestseller.
Umm. D’Orrico, mammamia. E quel “tutto cose e azione” mi fa rabbrividire. Spero che sia un refuso, anche se in rete si trova proprio “tutto cose e azione”. Gli sarà saltata una “r” spero, perché una pubblicità del genere fa venire voglia di evitare questo libro (sarà che poi D’Orrico negli anni ha lanciato tanti, troppi di quelli che tu chiami astri nascenti ed è stato uno di quelli a far svalutare tante e tante formule…). Però. Però è piaciuto a te e tendo a fidarmi, via.
A me e’ piaciuto e anche parecchio. Io te lo consiglio, poi puoi anche prendertela con me se non ti piace!